100 anni di attività alberghiera sono trascorsi da quando nel lontano 1919 il capostipite Gregorio, detto Papitto, tornò da Cleveland negli Stati Uniti e rilevò a Rivisondoli l’Appennini’s Grand Hotel, albergo dove nel 1913 aveva soggiornato la Famiglia Reale. Con Papitto, questo era il suo soprannome, l’albergo diventò Albergo Reale.
Agli inizi degli anni ’30 l’attività sciistica, che a Roccaraso si sviluppava repentinamente, fece intuire a Gregorio che era qui che doveva intraprendere la costruzione di un nuovo albergo, moderno e capace di dare lustro all’ospitalità roccolana nata nel 1900 con la trasformazione da parte di Giuseppe Del Castello della Locanda della Posta in Albergo Montemaiella e con l’Albergo Palace Maiella nel 1904 ad opera del cuoco di Villa Santa Maria Nicola Angelo Di Sciullo. L’albergo fu costruito agli inizi degli anni Trenta e lo chiamò Albergo Reale, in onore della Famiglia Reale che con i Principi Giovanna e Umberto frequentava assiduamente quella che divenne una delle principali località turistiche della montagna italiana. L’albergatore lasciò i figli più grandi a gestire il Reale di Rivisondoli.
Il Reale di Roccaraso sorse sul Viale Roma ed era dotato di 110 posti letto (nel 1939 la pensione costava L. 32-44). Curiosa è la deliberazione n. 16 del 9.3.1940 (XVIII), con la quale il Podestà Francesco Lancia soddisfò l’originale ed ingegnosa domanda di Gregorio. Egli chiese di realizzare a proprie spese l’allargamento della strada turistica che portava ai campetti di sci di Conca d’Oro, per ricavare dalla roccia le pietre utili al completamento della struttura alberghiera. L’albergo affiancato al Savoia, svolse un ruolo primario nell’ospitalità turistica di allora e verso la fine degli anni Trenta vi soggiornò, per ben tre mesi d’estate, il piccolo Juan Carlos di Borbone, futuro re di Spagna. Il personale dell’albergo fu munito di guanti bianchi e le scale e i corridoi furono arredati con tappeti scarlatti. Il principino alloggiava nella suite al primo piano, sopra l’ingresso, dotata di ampio terrazzo.
<<La neve laggiù è diversa…>> scrive Rolly Marchi nell’articolo “Omaggio a Roccaraso e alle sue nevi” pubblicato sulla rivista La Buona Neve di gennaio 2003. Quando c’è! Ma anche a quell’epoca, come accade oggi, il clima era spesso dominato dallo Scirocco e di conseguenza la neve o mancava completamente o si riduceva notevolmente. Si racconta che in quelle occasioni, l’infaticabile Papitto, dopo essere passato per il negozio di Giovanni Giancola, dove acquistava alcune candele, si recasse in chiesa a pregare Sant’Ippolito, protettore di Roccaraso, nella speranza che facesse girare il vento ed arrivasse la tanto sospirata perturbazione nevosa. Quando non arrivava, il grande barometro posto nella villa comunale era oggetto di calci ed improperi per le poco rassicuranti notizie che continuava a fornirgli, e non contento tornava molte volte. Con la carenza di neve era sempre la solita storia
Arrivò la Guerra che cancellò il paese e il suo albergo. E quando la vita rincominciò, durante la visita a Roccaraso del Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, alla domanda che il Presidente gli rivolse se avesse bisogno di qualcosa in particolare, Papitto chiese la Jeep che era ferma lì davanti; gli spiegò che serviva per tirare su le pietre necessarie per ricostruire il suo albergo e poi uno per ogni figlio. Il Presidente l’anno dopo tornò ospite del rinato Albergo Reale, sia pure costruito davanti alle macerie di quello precedente e le cui pietre servirono per edificarlo. Nel 1949 al posto del distrutto Reale sorse il Grande Albergo.
Gregorio Cipriani, in quegli anni di ripresa delle attività turistiche, si recava con un camioncino a Napoli ad acquistare le derrate alimentari ed in particolare le banane, quasi introvabili a quel tempo, che amava mettere al tavolo degli ospiti per rendere il pasto più apprezzato.
Nonna Mena, la moglie, era famosa per i suoi dolci ed in particolare per i bignè alla crema che durante le domeniche invernali riusciva a sfornarne un migliaio, per il Grande Albergo, per l’Albergo Reale e per il bar adiacente di loro proprietà.
Gregorio Cipriani lasciò questa terra nel 1956.
Il Grande Albergo finì nelle mani dei figli più piccoli Ezio, Pasqualino e Gianni.
L’Albergo Reale passò ai figli Enrico e Norberto.
Agli inizi degli anni ’50 il figlio Carlo costruì l’Hotel Suisse, così denominato in onore della moglie svizzera Gianna Nicollier.
Agli inizi degli anni ’60 il figlio più grande Enrico costruì l’Hotel Sporting.
L’intraprendente Carlo non era soddisfatto e così alla fine degli anni ’60 costruì un altro albergo al cospetto della stazione sciistica di Montepratello, che chiamò Hotel Cinquemiglia.
Prosegue lo spirito d’intraprendenza e il nipote Armando, figlio di Pasqualino, rileva le quote dei cugini del Grande Albergo attuando una elegante ristrutturazione.
Ma c’è di più. Ennio, uno dei figli di Carlo, al quale è poi toccato l’Hotel Cinquemiglia, memore del desiderio del nonno di costruire un albergo per ogni figlio, acquista a Roccaraso, in società, il dismesso Motel Agip, che viene denominato Hotel Holiday; acquista a Rivisondoli l’albergo più panoramico degli Altopiani e lo denomina Cipriani Park Hotel. Ma l’operazione più bella, quella legata indissolubilmente alla storia turistica di Roccaraso, Ennio l’ha compiuta con la ricostruzione dell’antico Rifugio Principessa Giovanna, su all’Aremogna, che oggi, dall’alto di un colle perpetua austero ed elegante l’intera storia dell’ospitalità degli Altopiani Maggiori d’Abruzzo e soprattutto quella di una famiglia di imprenditori forgiati dalla tempra del visionario Gregorio Cipriani.
Complimenti e auguri famiglia Cipriani!