Ho ritrovato queste riflessioni che scrissi giusto quattro anni fa e mi rendo conto che sono riflessioni quanto mai attuali, pregnanti e che in me suscitano ribellione, “non ci dormo di notte” e vorrei che qualcuno, ma no tanti, incredibilmente tanti, finalmente ci mettessero un “mi piace”. Sarebbe il segno che qualcosa si sta muovendo, che si avverte il bisogno di cambiare strada, di incominciare a porsi i problemi e a cercare di capire di come risolverli. Altri lo hanno fatto e si sono rigenerati. Perché noi no?
Non ci dormo di notte
Credo che ce l’abbia messa lui la mano per indicare il mio indirizzo, scritto non so dove, cui inviare una copia del primo numero della bella rivista PAGANELLA DOLOMITI Magazine. Si proprio lui, Rolly Marchi. Lo ha fatto da lassù, dove è salito irrimediabilmente un po’ più di un anno fa.
La Paganella, in Trentino, dove Rolly imparò a sciare e a scalare le montagne e che montagne! Tra il cielo e le Dolomiti del Brenta. Quel cielo azzurro che Rolly, abbarbicato a una roccia in attesa del nuovo giorno per continuare l’arrampicata, ha guardato stupito e ancor più stupito di notte, quando era di un blu infinito. A lui, ancora in vita, qualche anno fa quelli della Paganella dedicarono il Campo scuola da sci per bambini. I suoi bambini, i suoi topolini, quelli del “Trofeo Topolino” che su quell’Altopiano ideò tanti anni fa e che porta i nomi altisonanti dei vincitori, come Gustavo Thöni o Marc Girardelli. Non poteva essere altrimenti, un tributo di affetto e di riconoscenza ad un uomo che fu la “montagna italiana vivente”. Chi ci va dice: “Andiamo a sciare dal Rolly”.
E’ a pagina 56 della nuova rivista che il direttore celebra Rolly, inevitabile, doveroso, non poteva essere altrimenti ricordarlo al numero 01/14, il primo.
Ho sfogliato con interesse e curiosità la rivista a tiratura semestrale, il numero invernale è pieno di neve, sulle montagne, sulla roccia viva, sugli abeti, sui tetti dei rifugi, appiccicata per il freddo intenso sui piloni degli impianti di risalita, sulle piste. E su quelle piste le pagine che si susseguono, con immagini spettacolari, mostrano la squadra americana di sci Alpino di Ted Ligety in allenamento alcuni anni fa; oggi sostituita da quella norvegese di Aksel Lund Svindal. Piste mondiali. Per sciatori mondiali.
E poi le tradizioni.
E poi la gastronomia.
E poi l’ospitalità a 360°.
E poi la natura.
E poi gli sponsor, di prestigio.
E si perché una località famosa, una località ben organizzata, una località lungimirante, ha sponsor di prestigio; perché per loro significa esaltare i propri prodotti.
Ma dietro a tutto ciò ci sono gli uomini. Uomini validi, uomini capaci di scrivere e pubblicare il loro operato attraverso una rivista, per dire allo sciatore, allo scalatore, all’escursionista, sicuramente per questi in maniera mirabile nel prossimo numero estivo, noi siamo così, noi siamo fatti così, venite a trovarci, non sarete degli ospiti, sarete come noi, vi troverete bene con noi, vivrete in montagna come i montanari. E gli sciatori, i turisti, gli scalatori, gli escursionisti, vogliono andare in un luogo e sentirsi parte di quel luogo, vogliono conoscerlo, ogni dettaglio, vogliono conoscere la sua storia.
E Paganella Dolomiti Magazine glielo racconta in anteprima, come biglietto d’invito.
Non devo aggiungere altro.
Chi mi conosce sa a cosa mi riferisco, a chi mi riferisco, siano essi pubblici amministratori o operatori economici.
Avete qualche dubbio a chi mi riferisco? Ve lo tolgo immediatamente: A quelli di quaggiù, senza ombra di dubbio. A chi non sa far conoscere chi siamo, dove viviamo, qual è la nostra storia, quali sono le nostre ricchezze naturalistiche verdi o innevate.
Mi riferisco a chi sperpera denaro pubblico per strimpellate più o meno vergognose o più o meno costose, non fa differenza, sono solo denari spesi male.
Del resto cosa dobbiamo dire al turista. Che abbiamo qualche decina di kilometri di sentieri perfettamente attrezzati? Che un po’ dappertutto ci sono rifugi aperti e funzionanti? Che ci sono guide di media montagna che accompagnano gli escursionisti? Che abbiamo un patrimonio architettonico e artistico di prim’ordine?
Che abbiamo pecorini e caciocavalli gustosissimi? Che abbiamo una linea ferroviaria ardita, ferma?
Insomma chi più ne ha più ne metta.
Dimenticavo: loro hanno consentito di affermare “Andiamo a sciare dal Rolly?”, per ricordarlo, sempre. Noi non siamo stati capaci di intitolare una delle più belle piste d’Italia al grande Leo Gaperl che qui visse gli ultimi venticinque anni della sua vita e consentire di affermare: “Andiamo a sciare sulla Direttissima Gasperl?”
Io sto dalla parte della Paganella, quella di Rolly Marchi. Quella che si fa leggere su una bella rivista e che mi scombussola la vita al solo pensiero che quaggiù…