Tra i tanti ricordi che spesso mi riaffiorano nella memoria c’è quello di un viaggio senza soluzione di continuità, durato dalle 23 di una sera di metà novembre del 1984 alle 3 di due giorni dopo, quando con il sindaco di Roccaraso Mario Liberatore, il tecnico comunale e un altro collega andammo a Ortisei a visitare per la prima volta un palazzo del ghiaccio. Ci accompagnò e ci svelò ogni segreto del suo funzionamento il locale tecnico comunale coadiuvato dal responsabile di quell’impianto. Scoprimmo un mondo perfettamente sconosciuto. Roccaraso aveva ottenuto dal CONI la Finale Nazionale Invernale dei Giochi della Gioventù 1985, che prevedevano anche gli sport del ghiaccio entrati da poco nel novero delle specialità. Dovevamo realizzare una pista al più presto, pena una figuraccia da quattro soldi da parte del Sindaco che aveva osato tanto, e sicuramente da parte di questa nota località sciistica. Fu una vera impresa.
Incominciò così l‘affascinante e impegnativa avventura per la costruzione di una pista di ghiaccio provvisoria che fu situata al centro del campo di calcio, contornata da capienti tribune per gli spettatori e per far sì che Roccaraso fosse pronta ad organizzare a metà marzo dell’anno successivo la prestigiosa competizione giovanile. Il Banco di Napoli donò la macchina rasaghiaccio del valore di 150 milioni di lire.
Fu un successo! Un successo per l’impegno profuso da tutta la comunità roccolana che lavorò alacremente in pieno inverno, con un metro di neve abbondante e freddo polare. Un successo altrettanto gratificante fu l’organizzazione e lo svolgimento dei Giochi. Si ridiede vita perfino al piccolo trampolino di salto per svolgere le gare dei giovani saltatori. Vinsero e si classificarono ai primissimi posti delle varie specialità atleti che presto entrarono in Nazionale. Ricordo che il Delegato della Val d’Aosta degli sport del ghiaccio che aveva sostenuto la nostra candidatura, pur sapendo che non eravamo attrezzati, quando arrivò e vide l’impianto perfettamente gelato si abbracciò col Sindaco e piansero di gioia. Mentre il Delegato dell’Alto Adige che aveva contrastato energicamente l’assegnazione dei Giochi proprio per la mancanza della pista e affermando: “con che cosa la realizzerete, con i cubetti di ghiaccio?”, rimase sbalordito davanti al ghiaccio vero e ben levigato. Chiese scusa e abbracciò anche lui Mario Liberatore fiero della propria gente.
Ho voluto ricordare questo bel momento di vita vissuta a Roccaraso, perché ci fu un seguito altrettanto impegnativo e gratificante quando fu costruito e inaugurato il Palaghiaccio Giuseppe Bolino. Si costituì una cooperativa per la gestione dell’impianto e delle altre strutture sportive al servizio innanzitutto dell’attività turistica, ma anche di quella sportiva con manifestazioni di rilievo. Il palaghiaccio da quel momento è stato il fiore all’occhiello di Roccaraso e personaggi ammirevoli, quali gli albergatori quasi gemelli Armando Marchetti e Armando Cipriani, coadiuvati da altri roccolani di buona volontà, riversarono tutte le loro forze e capacità nell’organizzare ogni attività che lì si svolgeva, finanche la preziosa manutenzione di macchine e macchinari. L’Amministrazione comunale fu gratificata di avere affidato in buone mani il prestigioso impianto. Scusate la quasi volgarità, ma il palaghiaccio produceva oltre a un freddo tremendo anche un bel po’di denaro che fu riversato per migliorare le strutture sportive esistenti, aggiungerne altre e organizzare manifestazioni sportive di rilievo. Furono messi a disposizione biglietti particolari per gli ospiti degli alberghi al fine di arricchire la loro offerta turistica, che si rivelò valida. Il palaghiaccio era frequentato durante i fine settimana da gente che arrivava dalle località vicine.
Insomma Roccaraso oltre alla neve che mandava il buon Dio imparò a produrre ghiaccio e con tutto questo freddo veniva mantenuta calda e viva l’offerta turistica.
Certo, l’impianto, che ha una capacità di posti a sedere considerevole, si presta anche ad attività diverse e tra queste ospitare anche concerti musicali. Ma il limite posto a questa attività è dovuto a una pessima insonorizzazione dell’ambiente per via della volta ad arco dell’impianto che fa impazzire la diffusione del suono e della voce. Mai si è provveduto a porvi rimedio con la realizzazione di una struttura sospesa di insonorizzazione, mentre tanto denaro, proveniente dagli utili di quella attività si è incominciato a sperperare proprio per quei concerti che hanno fatto scervellare i tecnici del suono della varie band e di cantanti di grido, che quando gridavano non riconoscevano più la propria voce. La follia dimostrata in tali situazioni ha raggiunto l’acme quando si è incominciato ad ospitare le cosiddette “Tappe zero” di alcuni cantanti che sono partiti da Roccaraso per le loro tournée, senza avere speso un centesimo e senza aver prodotto il tanto sbandierato ritorno di immagine di Roccaraso, nessuno ne ha parlato, perché a nessuno interessava una cosa del genere.
In parallelo il palaghiaccio d’estate non ha prodotto più ghiaccio. “Costa troppo” è stata la cantilena che ci hanno propinato i vari amministratori, incapaci di continuare ad organizzare quella struttura e di sostenere in quel modo l’offerta turistica extra neve che pian piano si è svilita a pochi giorni di Ferragosto.
Un esempio di felice gestione di impianti sportivi sorge invece sulle rive del Sangro dove i campi da tennis e quelli di calcio rendono l’estate Castellana ricca per le strutture turistiche locali. Certo il costo di gestione del nostro impianto non è paragonabile neppure lontanamente a questi, ma se solo si aprisse l’impianto funzionante a club di pattinaggio su ghiaccio esistenti in alcune città che ci circondano ed in particolare Roma, dove con il caldo delle buone stagioni è impossibile svolgere questa attività nei loro impianti precari, i proventi sarebbero più che sufficienti per sostenere la considerevole spesa di energia elettrica. E se i numeri dovessero essere quelli che mi sono stati riferiti allora ci sarebbe anche da guadagnare. Sicuramente ne beneficerebbero, con turni di una decina di giorni, da metà giugno alla fine di luglio e poi la prima decade di settembre, le strutture alberghiere e le case date in affitto.
Mi risulta che alcuni anni fa la richiesta di utilizzare il palaghiaccio da parte questi club associati tra di loro è stata avanzata e respinta immediatamente con l’insensata giustificazione di “costa troppo” e così tutti si piangono addosso, dopo aver visto volare via circa 150 mila euro, così pare di debiti accumulati volta per volta che un cantante urlava come un forsennato alla ricerca della propria voce riverberata in ogni dove sotto la volta di legno circolare del palaghiaccio. Quei 150 mila euro sarebbero stati più che sufficienti per installare il sistema di insonorizzazione e di diffusione adeguata del suono. Adesso non vengono più solo perché si è talmente indebolito il bilancio della società di gestione del palaghiaccio che si rischierebbe di dover finanziare non il debito della manifestazione canora, bensì quello di bilancio. E così Roccaraso non sa più cosa dire e cosa fare dopo aver ascoltato inutilmente melodie e voci storpiate da quel riverbero e da tanta insipienza.
Ho scritto questo perché è ora di dire basta! E il post pubblicato su Facebook dagli amministratori di minoranza di Roccaraso Futura sulla ripresa delle attività sportive di pattinaggio a rotelle è fuori luogo, insensato così come è insensato tornare indietro per disperazione perché a luglio non gira un turista in paese. Cari consiglieri di minoranza, dovete sostenere con energia la riapertura d’estate della pista di ghiaccio. E’ giusto che il Comune non può permettersi il lusso di sperperare a sua volta 25 mila euro di contributo e addirittura esorbitanti spese per giudici e organizzatori, quando una intraprendente ripresa della gestione di attività su ghiaccio porterebbe solo benefici, anche di natura finanziaria. È proprio così.
Dovrebbe tornare Armandino Marchetti, imprenditore e amministratore serio, appassionato e genuino, ma non è possibile. Credo che lassù sia molto deluso e arrabbiato, così come credo lo siano in molti ormai in questo paese, me compreso.