Ho riattivato stamane Facebook, dopo un breve periodo di riposo assoluto, e quale post si è presentato davanti per primo? Quello di Antonio di Gioia, con una immagine nota, odiosa e vergognosa, targata addirittura RAI. Pensavo fosse ancora l’apertura dell’arcinoto filmato dove la nostra Roccaraso è praticamente rappresentata seduta su una tazza di cesso con la faccia di un tizio a brache calate e senza neppure una nervatura di sforzo tanto gli è stato facile evacuare a questa quota.
Faccio appena in tempo ad aprire il filmato che mi viene da vomitare, ma non cerco di farlo in quella tazza, sarebbe stato ammettere in maniera spudorata la sua nobile funzione. Ed ecco che arriva repentino un rigurgito da far rientrare la bile al suo posto e così bloccato sono diventato giallo come non mai e dolorante al fianco. Direte: è tempo di cinesi, di che ti lamenti? Non solo mi lamento, ma non sono mai stato incazzato più di così, perché dopo aver ascoltato ripetutamente la definizione di “Roccaraso paese di merda” si giunge all’apoteosi della vile sostanza, fuoriuscita dalla bocca di chi avrebbe dovuto cacciare come minimo quella gentaglia a calci nel culo dalla casa di tutti, o forse aprire la finestra e gettarli a testa in giù, non avrebbe fatto un centesimo di danno. E invece, qui scatta una scientifica e sublime operazione di marketing. Seduto sulla indegna poltrona in siamese gemellaggio con quel ceffo a mutande rialzate appare chi proclama alla cittadinanza supina e all’appetibile turista queste testuali parole: << Certo, Roccaraso è casa vostra, dovete assolutamente girare qua il film, assolutamente!>>
A questo punto il giallo, che più giallo non si può, passando per il verde è diventato arancione e poi rosso paonazzo.
La mente è tornata così azzoppata a quella sera del 27 maggio scorso, quando alla cena in cui il paese doveva essere degnamente rappresentato, e mostrare fino in fondo la sua profonda ospitalità agli amici giunti dalle aguzze dolomie per scoprire quella bronzea targa recante l’anno 1931, “l’alto consesso”, che l’aveva organizzata, non si presentò. Quel film candido di neve e di avvincenti ricordi, che ha ricevuto il premio Oscar da chiunque ne abbia avuto conoscenza, non vide la sua giusta conclusione. Roccaraso fu umiliata, così come lo è stata ancora una volta da una banda di Imbecilli & C. per questa efficace “operazione di marketing”, che ha raggranellato più di un paio di milioni di spettatori. Purtroppo!
Ho sostenuto il gemellaggio con la nobiltà dello sci, ma a questo punto cari concittadini ritiro l’appassionato suggerimento. Sì, è giusto che non si faccia, perché davanti alla olimpica nobiltà dello sci non ci si può presentare a bordo di una, adesso sì, scoppiettante tazza di cesso.