Era una domenica di luglio 2007, di quelle che il caldo pomeriggio ti obbliga a stare dentro e guardare la TV. E così guardavo un G.P. di Formula uno, con Räikkönen che si avvicinava alla vittoria del campionato. Suona il citofono, rispondo e una voce mi dice; <<Ugo sono il notaio Giovanni D’Antuono, posso salire?>> <<Certamente dottore, scendo per accompagnarla>>. Resto sorpreso dalla visita e scendo velocemente le scale a due a due, ero più giovane. Non avevo visto più il notaio da quando alla fine degli anni ’80 era andato via da Roccaraso. Così mentre scendevo avvertivo insieme alla sorpresa un senso di contentezza, ma la curiosità superò tutte e due. In un attimo lo raggiunsi e lo trovai un po’ impacciato nel portone d’ingresso perché recava con se una cassettina di limoni di ogni misura ricchi di foglie, aveva poi altre due cassette, una piena di ortaggi variopinti e una con 6 bottiglie di vino fatto in casa, alcune col tappo normale altre col tappo tipo spumante. Come mi vide poggiò la cassetta che aveva in mano e prontamente mi strinse la mano e mi abbracciò. Rimasi un po’ imbambolato, dato che quando ci incontravamo per strada mostrava sempre un aspetto severo, solo a volte con qualche sprazzo di sorriso. In ufficio era impeccabile nei comportamenti e nella professionalità che infondeva certezza e rispetto. Solo quando lo incontravo a Paolo, il giornalaio, dove acquistava sempre Il Mattino, Il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore, era completamente in una situazione di relax. Tra i due non mancava occasione per lo sfottò calcistico, Giovanni tifoso del Napoli, nonché azionista della società di Ferlaino, suo cognato, e Paolo tifoso della Roma. Giovanni teneva banco, Maradona fu dalla sua parte per un bel po’ di tempo. C’era da divertirsi.
Arrivati a casa Giovanni era tutto accaldato e chiese subito un bicchiere di acqua e un caffè.
Ci accomodammo e la mia curiosità era arrivata all’estremo, fremevo di conoscere il perché di quella visita così ricca di doni. Mi spiegò che limoni e ortaggi li aveva raccolti prima di partire dalla sua tenuta a Sant’Antonio Abate, sopra la Costiera Amalfitana. Il vino mi assicurò che era speciale. Poi si rivelò: <<Ho saputo che hai pubblicato alcuni libri su Roccaraso e quest’inverno è uscito Cinque Miglia di Nostalgia, così ho deciso di venire a prendermeli e chiamami Giovanni, non faccio più il notaio>>. <<Giovanni, mi potevi telefonare e te li avrei spediti>>. <<No, perché era un bel po’ che mancavo da Roccaraso e volevo tornarci, così ho colto l’occasione per fare le due cose>>.
Credetemi mi commossi, perché quel suo atteggiamento che aveva il sapore della novità mi aveva colpito, ma mi aveva infuso un sentimento misto di soddisfazione e di fraternità, costruita nel tempo, per motivi familiari e anche di lavoro.
Ci fermammo a parlare, volle seguire le ultime fasi del Gran premio di F1 e poi dovetti accompagnarlo a compiere un giro per Roccaraso, che terminò nella sua casa-ufficio in cima al paese sotto il campanile della chiesa parrocchiale. Lì mi abbracciò di nuovo e ci lasciammo. Non l’ho più visto, abitava a Lucca dove c’è un nipote che vive in quella città
Ho appreso la notizia della sua scomparsa per Covid e ho pregato.