dal racconto di due dipendenti delle FF.SS. in pensione Aldo Scelli e Giovanni Balassone di Sulmona
Il Principe Umberto di Savoia si recava spesso a Roccaraso per sciare: a volte in treno a volte in automobile. Era accompagnato nell’attività sportiva dai bravi sciatori roccolani, tra i quali primeggiava Giuseppe Di Vitto, divenuto in seguito un ferroviere.
I treni dell’epoca venivano mossi con locomotive Classe 940, le quali, a causa della forte acclività della linea, richiedevano l’impegno di personale altamente qualificato, come risulta dal libro Cento Anni di Altitudine edito dalle Ferrovie nel 1997 in occasione dei cent’anni della linea Sulmona-Isernia e dove a pagine 17 si legge: <<…Dalle origini dell’esercizio della linea ferroviaria la lunga ascesa, pressoché costante da Sulmona a Cansano, ha richiesto una particolare perizia e affiatamento dei macchinisti e fuochisti, che dovevano fare in modo di mantenere elevata la pressione in caldaia, pur dovendo fornire per oltre un’ora la massima potenza a regime continuativo e quindi divenivano dei veri “artisti” manovrando a orecchio, con frequenza, la leva del distributore per sfruttare al massimo l’energia interna del vapore e risparmiare combustibile…>>.
Fra i moltissimi episodi (belli e brutti) vissuti e raccontati dai macchinisti del Deposito Locomotive di Sulmona, che per vari decenni hanno prestato servizio sulla linea, ha sempre avuto particolare risonanza la storia che segue: Un imprecisato giorno, all’inizio degli anni ’30, in piena era fascista, il Principe Umberto si reco a Roccaraso con il treno “reale” in partenza da Sulmona. C’era tanta neve che copriva anche la Valle Peligna. Quel treno per la sua particolarità e come da regolamento, viaggiava in regime di “marcia privilegiata” e qualsiasi disservizio, anche se non imputabile al personale, veniva comunque punito con la sospensione dal lavoro, perché ritenuto oltremodo offensivo e irriguardoso nei confronti di un componente della Famiglia Reale.
Pertanto, allo scopo di garantire la sicurezza della marcia del treno, venne utilizzata una locomotiva a vapore efficientissima, guidata da un macchinista molto preparato professionalmente e culturalmente (tale Tonino), nonché da un fuochista dal fisico possente (tale Bacchitto), soprannominato il Cipollaro, perché nativo di Introdacqua, vicino Sulmona, dove era fiorente e lo è ancora oggi, la coltivazione delle cipolle.
Il treno partì in perfetto orario da Sulmona, ma giunto sul tratto più pendente della linea, il famigerato chilometro 17, nei pressi della stazione di Cansano, dapprima rallentò e poi si fermò, a causa dell’improvviso abbassamento della pressione del vapore e scarsità di acqua nella caldaia della locomotiva. Il personale sudò le proverbiali “sette camice” per rimediare all’inconveniente e proseguire il viaggio, ma ciò malgrado, non riuscì ad evitare il forte ritardo con cui il treno giunse alla stazione di Roccaraso, accolto dalle vibrate proteste delle Autorità che attendevano il Principe.
Per tale motivo il macchinista Tonino, paventando gravi provvedimenti disciplinari, quando rientrò al deposito di Sulmona, ebbe a redigere (sul registro Mod. TV.31/a), non il solito rapporto, bensì i seguenti versi:
Sull’aspra salita che mena a Cansano
Sento che il treno va sempre più piano.
D’un tratto Bachitto, nonché Cipollaro,
S’agita e suda per porvi riparo.
Ravviva il fuoco col gancio e la pala
Ma nella caldaia vieppiù l’acqua cala!
Malgrado il forno sia accecante
Anche la pressione risulta calante!
Il lento sbuffare della vaporiera
Ha messo a rischi la carriera.
Punto nell’orgoglio per quanto accaduto
Spero sia basso il prezzo dovuto!
Macchinista Tonino