Questo sarebbe il mio primo atto se avessi la possibilità di dare un significativo contributo alla svolta dell’apatica e ormai insignificante attività di ospitalità di Roccaraso e dintorni. 100 mila euro all’anno per 10 anni, dei circa 150 mila incassati per l’imposta di soggiorno dal Comune di Roccaraso, li renderei disponibili affinché si riattivi la linea ferroviaria Sulmona-Isernia in chiave turistica e giornaliera. E tante altre sarebbero le iniziative a corredo, incominciando dall’imprimere un indirizzo diverso al gruzzolo prodotto in seno alla Soc. ACD (che gestisce gli impianti sportivi), ammesso che riesca ancora a produrre utili. Del resto è ciò che penso e affermo da più di un decennio.
È di qualche anno fa la notizia e un filmato diramati, anche su Fb, dall’Alto Adige, della presentazione sull’Altopiano dello Sciliar del progetto relativo alla realizzazione di una linea ferroviaria denominata “Il treno delle Dolomiti”, che dovrebbe collegare Bolzano a Cortina d’Ampezzo, riutilizzando in parte la linea della vecchia ferrovia della Val Gardena. Sarebbero 85 i chilometri percorribili in poco più di due ore, a fronte di un investimento pari a 1,6 miliardi di euro, i passeggeri trasportati annualmente sono stimati da 6 a 7,5 milioni. Questa è la vera mobilità sostenibile. Questo è forse il miglior modo per congiungere in maniera virtuosa la testa e la coda della loro stagione sciistica. Sarebbe un trionfo per quelle località che intravedono quindi presenze da capogiro in ossequio all’avvincente attività di ospitalità che già svolgono.
Il quotidiano altoatesino di oggi 1° febbraio 2019 registra un fermo a questa iniziativa, che però può essere ripresa se la Regione Veneto attua l’apertura della linea Cortina d’Ampezzo-Calalzo. (Vedi articolo precedente).
Noi non dobbiamo costruire una linea ferroviaria, dobbiamo solo riaprire la Sulmona-Isernia al traffico giornaliero e turistico. E sono sicuro che se gli amministratori di questo territorio, compreso tra le regioni Abruzzo e Molise, fossero gli altoatesini e i veneti, loro l’avrebbero già fatto. Loro sanno guardare lontano, sapendo tenere bene infissi i piedi nel presente.
Ho sempre immaginato la riapertura della nostra linea ferroviaria come un elemento essenziale di quel processo virtuoso che porrebbe in essere il rilancio effettivo dell’attività turistica sulle nostre montagne. E’ vero che non sono le stupende Dolomiti, ma quando ho sentito in più occasioni (una per tutte, l’ex sindaco di Ponte di Legno, moglie di un saltatore con gli sci che venne a trovarmi alcuni anni fa) espressioni di meraviglia nell’apprezzare i nostri altopiani, allora ho avuto la conferma che c’è interesse anche per il nostro territorio.
Partendo quindi dalla riapertura della ferrovia si tratterebbe dunque di mettere in atto un progetto complessivo che veda uniti i sentieri che si allungano intorno ad essa in ogni dove, attrezzati con piccoli rifugi; l’aglio rosso e i confetti di Sulmona; la polenta di Pettorano e la maestosità della Maiella; il latte e il sospirato formaggio DOP di Pescocostanzo offerto all’ombra di una eccellenza architettonica ed artistica da vero ed autentico borgo d’Italia; l’impiantistica sportiva di Roccaraso e Rivisondoli e Castel di Sangro; due carrozze ferroviarie speciali per assaporare le invenzioni stuzzichevoli che lo chef Niko Romito potrebbe riservare a quei prodotti. E poi giù per tuffarsi nel fiume Sangro per un avvincente rafting. Niko? E’ una garanzia di successo se poi con la sua arte dovesse proporre poi a quel viaggiatore una trota arricchita da par suo con tartufo e mele del Molise. Il Molise? Caciocavalli, mozzarelle mele e miele da leccornie; i cavalli nell’amenità di Staffoli. Il Parco Nazionale d’Abruzzo? È lì da quasi un secolo e diverrebbe la ciliegina sulla torta, se solo il fumo della vaporiera lo indicasse al viaggiatore dicendogli che non può farne a meno in un contesto così verde, completo e ospitale.
Ecco, la chiave di volta è che dobbiamo tornare ad essere interessanti. E un viaggio in treno sulle montagne e sui nostri altopiani interessa molto i turisti e la prova la fornisce ogni volta quel treno carico di viaggiatori, che saltuariamente percorre la ferrovia.